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I presidi e la scuola, Machiavelli e il potere

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Considerazioni machiavelliche  sul potere del Dirigente Scolastico

Quando alcune sigle sindacali hanno eretto la barricata contro la Buona Scuola, enfatizzando i pericoli e le possibile derive autoritarie, molte critiche vertevano proprio sulla figura del nuovo Dirigente Scolastico.  Per aprire una breccia nella retorica del governo, imperniata sulla contrapposizione netta tra la difesa di un modello obsoleto e l’adesione al cambiamento, le critiche insistevano soprattutto sui possibili rischi di corruzione, di favoritismo e di nepotismo[1]. Si è trattato di un tentativo disperato, cavalcando l’indignazione diffusa nei confronti della corruzione pubblica ed orientando l’opinione pubblica contro le scelte del governo.  Non si è argomentato in maniera razionale e onesta a difesa delle proprie ragioni, creando un falso dibattito nell’opinione pubblica. Il problema infatti non risiedeva sui possibili rischi del nuovo modello del Dirigente Scolastico, ma nel modello in sé: un tipo di funzionario feudale che esercita (verso il basso, i docenti) un potere ricevuto dall’alto (il ministero, il governo indirettamente ) e che quindi basa il proprio potere sulla fedeltà,  data e ricevuta. Adesso possiamo guardare con oggettività, entrare nel merito, aprire una serena discussione sul mondo della scuola, non avendo più l’iniziativa governativa da arginare o da sostenere possiamo avere come destinatario la comunità,  i cittadini. Dato che un modello politico è stato imposto, non è una questione di organizzazione o di efficienza amministrativa, non è una vertenza sindacale né un problema di categoria. Vorrei paragonare il nuovo Dirigente al principe machiavellico, immagine forse abusata di un potere per nulla trasparente: prendo spunto proprio da un manuale dedicato ai nuovi, futuri dirigenti.

Oggi siamo alla ricerca di un dirigente di nuova generazione (la quarta, dopo il preside, il leader, il manager) che forse dovrà riassumere in sé le tre precedenti immagini, per muoversi con saggezza dentro le sfide sociali e culturali che investono la scuola. Dovrà esprimere una grande disponibilità all’ascolto, ma anche una sicura e tranquilla capacità decisionale (che non significa ‘muscolare’). Poi ciascuno utilizzerà la metafora che più gli aggrada, dalla collaudata immagine del Principe di Machiavelli un po’ volpe ed un po’ leone, alla più credibile idea di un dirigente scolastico un po’ talpa ed un po’ giraffa: deve guardare contemporaneamente in basso, sotto la scorza delle cose, con i piedi per terra, ma dovrà anche gettare lo sguardo un po’ più lontano con incedere elegante ( anche se a volte sembrerà un po’ goffo )… [Giancarlo Cerini[2], Una nuova generazione di Dirigenti Scolastici?, pag. 14, in Il nuovo dirigente scolastico. Tra leadership e management. ]

Quello che accade recentemente è che in un corso di formazione per Dirigenti[3] venga apertamente teorizzato il modello di un potere assoluto, ab-solutus, sciolto da ogni vincolo: riporto qui di seguito le indicazioni per la stesura del PTOF (il piano triennale della scuola), estratte da alcune slide[4].

la procedura – 2 • sentire eventuali referenti esterni della scuola • aziende • partner di rete • enti locali • non sollecitare proposte, se non ci sono • vale il principio dei Marines: don’t ask, don’t tell … • consultare il proprio staff per eventuali suggerimenti • sondare gli opinion leaders più influenti della scuola • predisporre una lista delle cose che si vogliono includere • sotto il profilo didattico • sotto il profilo organizzativo
sul testo messo a punto dal gruppo di lavoro • è prudente acquisire qualche parere “mirato” preliminare • senza formalizzare la consultazione • se emergono rilievi interessanti o pertinenti, tenerne conto • quando si ritiene che il testo sia “maturo” • e che vi siano le condizioni per raccogliere il consenso • portarlo in Collegio Docenti • per una discussione (da contenere quanto possibile) • non si può rimettere tutto in discussione • evitare mozioni di tipo ostruzionistico o comunque illegittime • il Collegio si può esprimere solo con un voto, ma non “approva” • perché questa è una prerogativa assegnata dalla legge al Consiglio • esprime parere favorevole al testo presentato • dà mandato al dirigente di portarlo all’approvazione del Consiglio
costituzione di un gruppo di lavoro • una funzione strumentale, che coordina • un gruppo di lavoro, che potrebbe comprendere: • docenti dei diversi ordini/indirizzi di scuola; • figure apicali o comunque significative nella vita della scuola • caratteristiche: • conoscenza della scuola (in servizio da diversi anni) • orientamento ai risultati • capacità di lavorare in gruppo • non troppo numeroso (cinque al massimo)
il passaggio finale • l’ultimo passaggio è in Consiglio di istituto • cui spetta “approvare” il testo • è significativo l’abbandono del verbo “adotta” • potrebbe significare che può modificare il testo • probabile riequilibrio dei poteri persi in fase di indirizzo • coerente con quanto previsto dalla norma (art. 10.1 TU 297/94) • “elabora ed adotta gli indirizzi generali” • ad ogni modo, si tratta di un evento da evitare con ogni cura • il dirigente avrà preparato accuratamente la delibera • che sostanzialmente dovrà essere una ratifica • che deve contenere il termine “approva” • il Piano va affisso all’albo elettronico • va inviato all’USR • entra in vigore l’anno successivo, previo eventuale assestamento

A questo punto, non mi sembra inutile andare più a fondo nella rilettura del Principe di Machiavelli: resta però da capire quale tra le diverse figure individuate sia da assimilare al nostro dirigente di oggi. A mio parere va individuato nella figura di chi ottiene dell’esterno un potere, armis et fortuna[5], al giorno d’oggi tramite ricorsi e concorso. Tra questi, Machiavelli scegli Francesco Sforza e Cesare Borgia, ma è su quest’ultimo che punta l’attenzione,  raccontandone l’epopea ed esaltando le sue virtù[6].

In particolare Machiavelli ragiona su come si possa accrescere o mantenere un potere che si è ottenuto con forza e volontà altrui e che non si basa sull’ordinamento sociale o su una forma di governo ben precisa. Così come Cesare Borgia deve fondare il proprio potere sul rapporto virtù/necessità, anche l’attuale Dirigente deve fondare il proprio potere sulla propria abilità di governo. Non si tratta più di una figura espressione del modello democratico e collegiale della scuola italiana, né di un pezzo dell’organizzazione amministrativa. Ricevuto un potere decisionale dall’alto e dall’esterno, deve riuscire a “governare” la scuola con metodi opachi  ( contenere le discussioni, evitare le mozioni, non rimettere tutto in discussione ), affinchè sappia mantenere obiettivi e risultati. Il rischio implicito in tale accostamento è che la natura profondamente anti-democratica del Principe possa realmente contagiare l’intera sistema scolastico: se il controllo decisionale diventa il fulcro dell’azione dirigenziale apparirà fondamentale il “consenso”, in particolare dei docenti, da ottenere non tramite il rispetto della democrazia e della collegialità ma attraverso il riconoscimento del merito e l’individuazione di propri collaboratori. Ecco Cesare Borgia fondare il proprio potere “all’interno” per essere indipendente e autonomo rispetto “all’esterno”:

Onde che il duca deliberò non dependere più dalle arme e fortuna di altri. E, la prima cosa, indebolí le parti Orsine e Colonnese in Roma; perché tutti li aderenti loro che fussino gentili uomini, se li guadagnò, facendoli sua gentili uomini e dando loro grandi provisioni; et onorolli, secondo le loro qualità, di condotte e di governi: in modo che in pochi mesi nelli animi loro l’affezione delle parti si spense, e tutta si volse nel duca[7].

Note:

[1] http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/18/scuola-camera-vota-il-ddl-fassina-pd-ministro-giannini-si-dimetta/1695465/

http://www.repubblica.it/scuola/2015/05/18/news/scuola_proteste_a_montecitorio_contro_la_riforma-114677725/

[2] Dirigente USR-MIUR

[3]http://www.orizzontescuola.it/news/docenti-contrastivi-psp-denuncia-ministero-contenuti-diffusi-dallanp

[4] http://www.orizzontescuola.it/news/presidi-sceriffi-lotta-contro-docenti-contrastivi-bocchino-presenta-interrogazione-parlamentare

[5] Machiavelli, Il Principe, BUR Milano 2008, pag.85: DE PRINCIPATIBUS NOVIS QUI ALIENIS ARMIS ET FORTUNA ACQUIRUNTUR [De’ principati nuovi che s’acquistano con le armi e fortuna di altri]

[6]Ibidem, pag.86: Io voglio all’uno et all’altro di questi modi detti, circa el diventare principe per virtù o per fortuna, addurre dua esempli stati ne’ dí della memoria nostra: e questi sono Francesco Sforza e Cesare Borgia.

[7] Ibidem, pag.90